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FUMO? NO GRAZIE!

Sebbene in Europa la percentuale di fumatori stia gradualmente diminuendo, tuttavia l‘abitudine al fumo è ancora fortemente radicata con tendenze in aumento fra le donne, gli adolescenti e le persone che vivono in situazioni di disagio. Il fumo è dannoso ad ogni età, pertanto va raccomandato di smettere di fumare a tutti i fumatori ed evitare anche l’esposizione al fumo passivo. I vantaggi sono ampiamente documentati e negli ex fumatori si riduce il rischio cardiovascolare sino ad arrivare ai 10/15 anni dalla cessazione del fumo con un rischio che si avvicina a quello di chi non ha mai fumato.

 

LO SAI CHE…

La nicotina, una delle sostanze presenti nel tabacco, è in grado di modificare l’umo- re generando sensazioni solo temporaneamente piacevoli. La sua assunzione può causare una dipendenza che rende difficoltoso smettere di consumare tabacco no- nostante la consapevolezza dei problemi di salute associati a quest’abitudine.

La causa della dipendenza è dovuta alla capacità della nicotina di aumentare la secrezione di neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell’umore e del com- portamento. È proprio questo effetto a generare la dipendenza dal tabacco.

 

LO SAI CHE…

I sintomi della dipendenza da nicotina rendono difficile smettere di fumare a causa della comparsa di segni di crisi di astinenza quando si cerca di smettere come ansia, irritabilità, agitazione, difficoltà di concentrazione, cattivo umore, frustrazione, rabbia, aumento dell’appetito, insonnia, costipazione o diarrea. L’unico modo per evitare la dipendenza da nicotina è non iniziare mai a fumare.

 

LO SAI CHE…

 Per aiutare i fumatori a smettere esistono diversi supporti:

 

  • Terapia cognitivo comportamentale
  • Counselling professionale
  • Terapia farmacologica

 

Un supporto per combattere questi sintomi che compaiono in seguito alla sospen- sione del fumo è dato dai trattamenti sostitutivi a base di nicotina. Il fine della te- rapia sostitutiva è quello di fornire all’organismo nicotina per compensare l’abituale dose quotidiana che viene a mancare con l’astinenza dal fumo. Nei pazienti motivati a smettere di fumare, questi trattamenti possono contribuire ad alleviare i sintomi causati dall’astinenza, migliorando notevolmente le probabilità di successo. I sosti- tuti consentono di mantenere concentrazioni sufficienti di nicotina, generalmente minori rispetto a quelli assunti con le sigarette, che tuttavia contribuiscono a ridurre i sintomi da astinenza e soprattutto il desiderio di fumare. L’uso per periodi prolun- gati deve essere eseguito sempre in linea con quanto riportato nel foglietto illustra- tivo di questi farmaci acquistabili senza ricetta medica su consiglio del Farmacista. Inoltre, un altro fattore positivo è che il paziente non è esposto alle altre sostanze nocive contenute nel fumo di sigaretta.

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IL SONNO E FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA CARDIOVASCOLARE

La frequenza cardiaca e la pressione arteriosa seguono il ritmo di un orologio bio- logico che segna il massimo di attivazione durante il giorno ed una riduzione di notte. La pressione arteriosa ha quindi un picco di giorno ed una riduzione di notte. La riduzione del tempo di sonno è un fattore di rischio per lo sviluppo di ipertensione.

 

Più sono ridotte le ore di sonno maggiore è l’aumento del rischio. Pertanto, il trat- tamento corretto dell’ipertensione deve prevedere anche un intervento sulla rego- larizzazione del sonno nelle persone che manifestano questo disturbo. L’obiettivo principale del trattamento deve essere quello di “recuperare il sonno perduto quanto più è possibile”. Di solito 2/3 notti di sonno regolare consentono di ripristi- nare il ritmo del sonno.

 

Ci sono delle “buone” abitudini che possono favorire un buon riposo:

  1. Aiutare la regolarità del ritmo sonno-veglia mantenendo costante l’ora a cui si va a letto e quella a cui ci si alza, indipendentemente dalla “nottata” o se si è in vacanza.
  2. Se 30 minuti dopo essersi messi a letto si è ancora svegli è preferibile alzarsi e impegnarsi in qualcosa di rilassante e non insistere nel cercare di addormentarsi.
  3. Limitare l’uso della camera da letto esclusivamente al sonno evitando di utilizzarla per guardare il televisore, mangiare o lavorare.
  4. Evitare di fare esercizi fisici impegnativi dopo le ore 19,00.
  5. Evitare attività mentali impegnative o emotivamente forti prima di andar a dormire.
  6. Non assumere alcol, caffè o sostanze contenenti caffeina in generale la sera.
  7. Evitare di andare a letto a digiuno o fare un pasto eccessivamente pesante.
  8. Evitare il fumo prima di coricarsi.
  9. Evitare di dormire durante il giorno o la sera davanti alla televisione.
  10. Far in modo che la camera da letto sia buia, fresca e silenziosa.
  11. Allontanare la sveglia da una visione diretta.
  12. Creare delle abitudini prima di andare a letto escludendo l’uso di PC, Tablet e Smartphone.
Portrait of a woman with toothy smile sitting during examination at the dental office

IL TUO CUORE DIFENDILO CON I DENTI

I batteri del cavo orale possono diffondersi nel resto del corpo; infatti, diversi studi recenti hanno dimostrato una stretta correlazione tra la Parodontite e le malattie cardiovascolari.

La malattia parodontale è una patologia infiammatoria dei tessuti di supporto del dente, che se non controllata, è coinvolta nella genesi dell’aterosclerosi attra- verso complessi meccanismi. All’origine della parodontite si attribuisce grande importanza agli stili di vita scorretti, come fumo e cattive abitudini di igiene ora- le, ma anche a fattori individuali su base genetica e alla presenza di patologie si- stemiche che possono accentuarne gli effetti. Nella parodontite il normale equili- brio tra l’azione della placca batterica dentale e le difese immunitarie è alterato e questo porta a una irregolare risposta infiammatoria. Gli effetti della parodontite vanno al di là del cavo orale, infatti, l’importante risposta infiammatoria locale può provocare patologie più o meno serie, anche in organi o apparati lontani da quello di partenza, come, ad esempio, l’apparato cardiovascolare. I pazienti con parodontite devono essere informati che sono maggiormente predisposti alle malattie cardiovascolari, e quindi, dovrebbero prestare particolare attenzione ai propri fattori di rischio e mantenere un’accurata igiene orale, con una routine quotidiana che preveda oltre alla classica pulizia, anche la pulizia interdentale, il tutto con prodotti appositamente formulati, che aiutino a contrastate la proliferazione batterica. È importante mantenere un regolare programma di visite periodiche di controllo odontoiatriche.

Cheerful active senior couple jogging in the park. Exercise toge

UNO STILE DI VITA SANO

L’attività fisica è uno degli strumenti di prevenzione più importanti per la

salute. Si definisce “attività fisica” qualunque movimento del corpo effettuato grazie alla contrazione dei muscoli scheletrici che aumenta il consumo di calorie rispet-to al valore basale rappresentato dal consumo calorico minimo per mantenere le funzioni vitali

Per “esercizio fisico” si intende un’attività fisica continuativa e strutturata, quindi, con un’intensità, una durata, una frequenza e una progressione che consen- te di migliorare l’efficienza fisica. Da tutta la comunità scientifica sono ricono- sciuti i benefici legati allo svolgimento di un’attività fisica regolare, molto utile nella riduzione dei fattori di rischio metabolici. Un’insufficiente attività fisica è frequentemente associata ad un aumentato rischio di malattie come il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiologiche e le dislipidemie. La pratica costante di un ‘attività fisica regolare è un’abitudine che si instaura sin da bambini ed è con-sigliabile mantenerla costantemente in base alle proprie capacità legate all’età. Inoltre, nella pratica medica si è evidenziato che nelle persone meno allenate, modesti incrementi dei livelli di attività fisica possono portare a notevoli benefici. Quindi l’invito rivolto a tutti è quello di intraprendere un percorso di vita attivo caratterizzato da attività fisica praticata con regolarità, in base ad un program-ma personalizzato in relazione alle proprie esigenze e stato di salute. Si comincia con un livello regolare basso o moderato come, ad esempio, una passeggiata a passo veloce 3 volte a settimana della durata di almeno 30 minuti.
L’attività fisica è uno degli strumenti di prevenzione più importanti per la salute. Si definisce “attività fisica” qualunque movimento del corpo effet- tuato grazie alla contrazione dei muscoli scheletrici che aumenta il consu- mo di calorie rispetto al valore basale rappresentato dal consumo calorico minimo per mantenere le funzioni vitali.

Per “esercizio fisico” si intende un’attività fisica continuativa e strutturata, quin-di, con un’intensità, una durata, una frequenza e una progressione che consen-te di migliorare l’efficienza fisica. Da tutta la comunità scientifica sono ricono-sciuti i benefici legati allo svolgimento di un’attività fisica regolare, molto utile nella riduzione dei fattori di rischio metabolici. Un’insufficiente at- tività fisica è frequentemente associata ad un aumentato rischio di malattie come il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiologiche e le dislipidemie. La pratica costante di un ‘attività fisica regolare è un’abitudine che si instaura sin da bambini ed è consigliabile mantenerla costantemente in base alle pro- prie capacità legate all’età. Inoltre, nella pratica medica si è evidenziato che nelle persone meno allenate, modesti incrementi dei livelli di attività fisica possono portare a notevoli benefici. Quindi l’invito rivolto a tutti è quello di intraprendere un percorso di vita attivo caratterizzato da attività fisica prati- cata con regolarità, in base ad un programma personalizzato in relazione alle proprie esigenze e stato di salute. Si comincia con un livello regolare basso o moderato come, ad esempio, una passeggiata a passeggiata a passo veloce 3 volte a settimana della durata di almento 30 minuti.

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ALIMENTAZIONE E FATTORI AMBIENTALI

Delle buone abitudini alimentari associate ad un corretto stile di vita condizio- nano positivamente il rischio cardiovascolare perché contribuiscono al control- lo dei principali fattori di rischio come l’ipertensione, le dislipidemie e l’obesità. Un’alimentazione corretta prevede un equilibrato apporto di nutrienti, carboidrati, proteine, grassi, sali minerali, vitamine e fibre vegetali ed una normale funzione del metabolismo. Delle regole basilari sono costituite da quanto segue:

 

  • Ridurre i grassi di origine animale (carni, burro e formaggi) e sostituirli con quelli monoinsaturi (olio di oliva extravergine) e con i grassi polinsaturi (pesce azzurro, salmone, noci e mandorle)
  • Abolire i grassi idrogenati spesso commercializzati come margarine

 

  • Ridurre il sale fino ad un massimo di 5 grammi al giorno (il contenuto di un cucchiaino da caffè)
  • Favorire il consumo di verdure, ortaggi, legumi, frutta e cereali meglio se in- tegrali
  • Privilegiare il consumo di pesce almeno 2 volte a settimana perché ricco di minerali, di omega 3 (soprattutto il pesce azzurro) ed a basso contenuto di colesterolo
  • Porre attenzione a bottarga, ostriche, gamberi e cozze perché contengono notevoli quantità di colesterolo
  • Evitare il consumo di bevande zuccherate perché possono condizionare l’au- mento di peso
  • Eliminare il consumo di snack, merendine e grissini
  • Moderare il consumo di bevande alcoliche come il vino e la birra, massimo due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne

 

LO SAI CHE…

 

La dieta mediterranea è espressione di una corretta alimentazione perché soddisfa i bisogni nutrizionali del nostro organismo. Il modello prevede un elevato consumo di vegetali, frutta, legumi, cereali, pesce, olio di oliva, un moderato consumo di al- col (vino) e in generale un basso consumo di grassi saturi derivanti da carne rossa, insaccati, burro e formaggi. La proporzione fra gli alimenti è importante:

 

Queste informazioni devono indurre ad una corretta gestione dei grassi nell’ali- mentazione considerando la loro grande valenza nutrizionale e che contribuiscono a proteggere organi vitali come il cuore, il fegato, i reni, il cervello e gli occhi. Gli Omega3, presenti nel corpo, in parte derivano dalla dieta ed in parte vengono sin- tetizzati dall’organismo; apportano un grande beneficio al profilo lipidico dell’orga- nismo, quindi è consigliabile consumare pesci azzurri che rappresentano, insieme al salmone, l’unica eccezione relativa alle carni grasse.

Vengono definiti essenziali quelli che non possono essere prodotti dal nostro orga- nismo e di conseguenza devono essere introdotti con l’alimentazione. I più studiati sono l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), contenuti in quantità rilevanti nei pesci quali acciuga, salmone, tonno, trota e sgombro. Essi sono incorporati nelle membrane delle nostre cellule e la loro presenza ne garanti- sce l’integrità ed il corretto funzionamento.

 

Sono molto utili per:

 

  • La funzionalità cardiaca
  • La funzionalità cerebrale
  • La funzionalità visiva
  • La pressione sanguigna
  • I trigliceridi

 

I benefici legati ad un’alimentazione ricca di Omega3, in particolare di EPA e DHA, derivano dall’accumulo di questi preziosi acidi grassi nelle cellule dell’organismo. È infatti dimostrato che sono sicuri anche quando vengono assunti per periodi pro-

lungati. L’assunzione quotidiana di EPA e di DHA dovrebbe quindi essere una buona abitudine nell’ambito di uno stile di vita sano.

 

LO SAI CHE…

 

 

Gli Steroli vegetali sono molecole di origine naturale presenti in numerosi alimenti di origine vegetale, ad esempio negli oli vegetali, in particolare l’olio di mais, nei ce- reali, nei semi, nella frutta secca e nelle verdure. Hanno una struttura chimica molto simile a quella del colesterolo, quindi, sono in grado di ridurre a livello intestinale l’assorbimento sia del colesterolo introdotto con l’alimentazione sia di quello pro- dotto dall’organismo.

 

Per il loro particolare meccanismo d’azione, gli steroli vegetali possono influenzare l’assorbimento delle vitamine e delle sostanze liposolubili, pertanto si raccomanda il consumo di frutta e di verdure ricche di carotenoidi, per lo più di colorito rosso/ arancione come le carote, le zucche, il melone, le albicocche, i pomodori, le angurie e i peperoni, in caso di assunzione di steroli vegetali per periodi prolungati.

 

LO SAI CHE…

 

 

Il riso rosso fermentato è molto conosciuto anche in occidente, grazie alla sua

capacità di contribuire a mantenere il normale livello di colesterolo nel sangue.

Attraverso la fermentazione, questo lievito arricchisce il riso di un gruppo di sostan- ze chiamate “Monacoline”, a cui è stata scientificamente attribuita una spiccata capacità di abbassare il colesterolo. Il tipo “K” (Monacolina K), imitando la struttura chimica e l’azione farmacologica delle “Statine” (farmaci di sintesi), è considerata la Monacolina più efficace e importante. A differenza delle Statine di sintesi, l’impiego di estratti di riso rosso fermentato è ammesso anche nella produzione di integratori alimentari, purché rimanga entro certi limiti fissati dal Ministero della salute (per assicurare adeguate garanzie di sicurezza d’uso).

 

È controindicata l’assunzione contemporanea di Riso rosso fermentato e Sta- tine. Altre sostanze coadiuvanti sono: i Policosanoli, derivati dalla canna da zucchero e dalla lavorazione dei cereali, il Resveratrolo, che svolge un’azione antiossidante, il Coenzima Q10, costituente fisiologico dell’organismo che inter- viene nei processi di produzione dell’ATP (il carburante utilizzato dal nostro or- ganismo), l’Acido folico, la Vitamina B6 e la Vitamina B12, che contribuiscono al normale metabolismo dell’Omocisteina. Un accumulo di Omocisteina nel nostro organismo può essere dannoso per alcuni organi ed in particolare per l’apparato cardiovascolare.

Feet on a bathroom scale with the word HELP on the screen. Lose weight concept with person on a scale measuring kilograms

OBESITÀ E SOVRAPPESO

Il sovrappeso/obesità rappresenta una condizione cronica caratterizzata da un eccessivo peso corporeo dovuto all’accumulo di tessuto adiposo. Per quantificare l’eccesso di tessuto adiposo viene calcolato l’indice di massa corporea indicato con IMC o BMI (body mass index) e si calcola dividendo il valore del peso corporeo espresso in chilogrammi con il valore dell’altezza moltiplicato per sé stesso espres- so in metri:

 

GRADI DI SOVRAPPESO IMC (Kg/m2) LIVELLO DI RISCHIO
NORMOPESO 18,5 24,9 NON INCREMENTATO
SOVRAPPESO 25,0 29,9 INCREMENTATO
OBESITÀ I 30,0 34,9 ALTO
OBESITÀ II 35,0 39,9 MOLTO ALTO
OBESITÀ SEVERA III 39,9 ESTREMAMENTE ALTO

 

Nel valutare il rischio complessivo per la salute di un soggetto in sovrappeso è mol- to importante la misurazione della circonferenza addominale (la classica “pancia”), i cui valori consentono di identificare la presenza di una obesità centrale o viscerale. I soggetti con alti livelli di grasso viscerale sono ad alto rischio sia di diabete sia di dislipidemie e di conseguenza a maggior rischio di malattie cardiovascolari. Determinare la misura della circonferenza addominale è molto semplice.

 

È sufficiente misurare il girovita all’altezza dell’ombelico (in centimetri) con un

metro da sarto. Il valore rilevato indica un rischio elevato quando è:

 

  • Superiore o uguale a 102 cm per i maschi
  • Superiore o uguale a 88 cm per le femmine

 

I pilastri del trattamento dell’obesità e del sovrappeso sono rappresentati dalle mo- difiche dello stile di vita basate su una programmazione delle corrette abitudini alimentari associate ad una rieducazione in ambito motorio. Nei casi più gravi e resistenti è possibile ricorrere alla terapia farmacologia su prescrizione del Medico Curante. È importante sapere che la riduzione del peso corporeo è correlata alla diminuzione dei valori pressori.

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DIABETE

Il diabete è una malattia in cui si verifica l’aumento nel sangue dei livelli di glucosio (zucchero) dovuto alla riduzione della quantità e, spesso, dell’efficacia dell’insulina (prodotta dal pancreas), la sostanza deputata al controllo della glicemia. Le principali varietà di diabete sono le seguenti:

  • Diabete Tipo 1, detto anche insulino-dipendente
  • Diabete Tipo 2, delle anche non-insulino dipendente
  • Diabete Gestazionale

 

Il diabete non è una malattia contagiosa, esiste però una predisposizione familia- re, per cui chi ha un diabetico fra i parenti di primo grado (genitori, fratelli) ha un rischio di ammalarsi superiore rispetto a chi non ha parenti con la malattia.

Il diabete danneggia i vasi sanguigni di tutto l’organismo provocando patologie cardiovascolari.

 

LO SAI CHE…

 

Il diabete non è una malattia contagiosa, esiste però una predisposizione familia- re, per cui chi ha un diabetico fra i parenti di primo grado (genitori, fratelli) ha un rischio di ammalarsi superiore rispetto a chi non ha parenti con la malattia.

Il diabete danneggia i vasi sanguigni di tutto l’organismo provocando patologie cardiovascolari.

3d rendering atherosclerosis with cholesterol blood or plaque in vessel cause of coronary artery disease

DISLIPIDEMIE

Le dislipidemie rappresentano un fattore di rischio molto importante, spesso sot- tovalutato, perché i sintomi possono essere assenti per molto tempo, tuttavia fortunatamente è possibile intervenire con la dieta, con degli integratori specifici che contribuiscono a mantenere il fisiologico controllo del colesterolo, mentre, nei casi più gravi con i farmaci. Sono collegate alla quantità di grassi presenti nel sangue. I grassi o lipidi sono elementi fondamentali per l’organismo in cui svolgono diverse funzioni:

 

  • Fonte di energia
  • Costituenti delle membrane cellulari
  • Favoriscono l’assorbimento delle vitamine liposolubili A, D e K indispensabili per la salute

Quindi, i grassi non rappresentano un pericolo ma lo diventano solo quando la loro concentrazione supera dei valori soglia. Le dislipidemie sono caratterizzate da un elevato valore di colesterolo LDL o dei trigliceridi o da un basso livello di colesterolo HDL. In questo caso una delle conseguenze più comuni e pesanti dell’accumu- lo dei lipidi nel sangue è l’aterosclerosi. Sono più importanti i livelli dei componenti del profilo lipidico piuttosto che il valore di colesterolo totale.

  • Colesterolo HDL: detto anche “colesterolo buono”. Più alto è il suo valore e più si è protetti da un eventuale rischio cardiovascolare perché meno colesterolo si accumulerà a livello delle arterie
  • Colesterolo LDL: definito anche come “colesterolo cattivo”. Parliamo di un fat- tore di rischio molto importante per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, pertanto la sua concentrazione nel circolo sanguigno deve essere la più bassa possibile
  • Trigliceridi: rappresentano la forma con cui il nostro organismo immagazzina i grassi all’interno del tessuto adiposo. Essi vengono introdotti principalmente con l’alimentazione e costituiscono una importante fonte di

 

In linea generale sono desiderabili valori bassi di colesterolo totale e colesterolo LDL perché un loro eccesso nel sangue rappresenta un indice di rischio per ictus ed infarto miocardico in quanto favoriscono la formazione di placche aterosclerotiche. Al contrario, valori di colesterolo HDL elevati sono considerati un fattore di prote- zione per cuore o arterie, mentre livelli sotto soglia sono un fattore di rischio per la comparsa di malattie cardiovascolari.

Close up of man is heart attack

LA FIBRILLAZIONE ATRIALE E IL RISCHIO ICTUS

La Fibrillazione Atriale è responsabile del 20% dei casi di ICTUS ed è quindi uno dei principali fattori di rischio. La Fibrillazione Atriale è un’irregolarità del battito del cuore legata alla contrazione irregolare delle camere superiori (atri) che deter- mina un ristagno di sangue che può portare alla formazione di coaguli. Se i coaguli si immettono nella circolazione sanguigna e arrivano al cervello possono causare un ICTUS ischemico, un danno cerebrale conseguente all’interruzione dell’afflus- so di sangue al cervello, perché un’arteria si occlude o si rompe. Il cervello perde l’apporto di energia e di ossigeno subendo danni che possono portare a disabilità o, peggio, alla morte.

 

LO SAI CHE…

 

La Fibrillazione Atriale è tra le anomalie del ritmo cardiaco più comuni nella popo- lazione adulta. In Italia colpisce circa 1.000.000 di persone, con più di 120.000 nuovi casi ogni anno. I dati si riferiscono solo ai casi accertati, ma quelli totali sono ben più numerosi perché la Fibrillazione Atriale spesso resta asintomatica o con sintomi che possono essere confusi con altre patologie, come un senso di battito cardiaco irregolare o veloce, difficoltà nel respirare sotto sforzo (dispnea) e facile affaticamento (astenia).

 

LO SAI CHE…

 

È possibile prevenire 3 ictus su 4 causati da fibrillazione atriale. Le persone che soffrono di Fibrillazione Atriale hanno un rischio di ICTUS da 3 a 5 volte superiore rispetto ai pazienti che non ne soffrono. La Fibrillazione Atriale è difficile da dia- gnosticare perché è spesso resta asintomatica o parossistica (va e viene).

Molto importante diventa un approccio proattivo di pazienti, medici e farmacisti che permetta di generare il sospetto di Fibrillazione Atriale nei soggetti a rischio (over 65, sovrappeso, con problemi di ipertensione, diabete, apnee notturne, etc…).

Man check blood pressure monitor and heart rate monitor with digital pressure gauge. Health care and Medical concept

L’IPERTENSIONE ARTERIOSA

L’ipertensione è un importante fattore di rischio per malattie cardiovascolari, caratterizzata da un aumento stabile della pressione arteriosa oltre un valore soglia. Si sviluppa quando le pareti delle arterie di grosso calibro perdono la loro elasticità naturale, diventano rigide e i vasi sanguigni più piccoli si restringono. L’ipertensione affatica il cuore, può aumentarne le dimensioni, renderlo meno efficiente e favorire l’aterosclerosi, per questo le persone che hanno la pressione alta corrono un rischio maggiore di infarto o ictus. Può inoltre causare: insufficienza renale e problemi visivi. In Italia l’ipertensione colpisce il 40-50% della popolazione generale adulta, ossia 14 milioni di persone; viene classificata in essenziale (senza causa conosciuta) e secondaria (causa conosciuta).

 

LO SAI CHE…

 

L’ipertensione da “camice bianco” invece, meglio definita come “ipertensione clinica isolata”, è quella pressione elevata riscontrata ambulatorialmente mentre i valori pressori nella giornata o nell’arco delle 24 ore o a domicilio sono perfettamente normali. L’ipertensione (pressione arteriosa superiore a 140/90 mmHg) solitamente non dà sintomi, per tale motivo, l’unico modo per sapere se si è ipertesi è misurare la pressione. Può essere misurata dal medico curante, in farmacia o a casa grazie ai misuratori di pressione per uso domiciliare.

 

LO SAI CHE…

 

Le linee guida forniscono i seguenti riferimenti come valori pressori soglia: 140-90 mmHg per misurazioni ambulatoriali e 120/80 mmHg per misurazioni domiciliari. L’automisurazione domiciliare della pressione fornisce una misurazione attendibile perché è ottenuta durante le attività quotidiane. Una sola misurazione è insufficiente, non consente al medico di fare la diagnosi; pertanto, le Linee Guida Europee suggeriscono modalità di automisurazione ben standardizzate con periodi di monitoraggio minimo di una settimana e con almeno 24 misurazioni.